Arte in Cina al tempo del Virus

Vivo, lavoro e ho famiglia in Cina. Da 16 anni. Ho vissuto nello estremo Nord, al confine con Siberia e Nord Corea, dove la temperatura media degli 8 mesi invernali a meno di -20 gradi. Nel centro, a Shanghai, che e’ e sara’  sempre Shanghai, e nel Sud, a 30 minuti da Hong Kong.

La citta’  dove vivo si chiama Shenzhen, la capitale della Silicon Valley cinese, e qui si sono registrati ad oggi (2 Marzo del 2020), dall’inizio della epidemia da Coronavirus, circa 450 casi.

Mi sono sempre occupato di formazione in Cina e, in particolare, di Comunicazione Visiva. Qui, a Shenzhen, sono il Direttore del Dipartimento di Arti Creative & Design presso la Whittle Schools & Studio.

In questi anni, ho vissuto la fase finale della SARS, tutto il processo dell’H1N1 ed ora il Covid-19.

In questo video fatto in collaborazione con una testata giornalistica molto seguita, racconto come è la vita di una famiglia che vive a Shenzhen, ai tempi del Covid-19.

Ma non è di questo che vorrei raccontarvi. Magari, non oggi.

In realtà, come spesso accade, fenomeni sociali di massa come questi che stiamo vivendo, ispirano tanti artisti, professionisti e non, a creare composizioni e opere che riescono a trasmettere emozioni e sensazioni forti.

Soprattutto, in considerazione del fatto che dietro queste tragedie globali, si nasconde il duro lavoro e, talvolta, il sacrificio umano e personale di chi dà tutto sé stesso per aiutare il prossimo.

E questo accade in particolare in una Paese come la Cina, dove il Governo può mobilitare masse enormi nel giro di ore, se questo serve alla causa.

Ed ecco che migliaia di medici sono stato catapultati dai loro ospedali sparsi per la Cina, nell’epicentro del virus, a Wuhan. E ospedali enormi sono sorti nell’arco di soli dieci giorni.

Questo documentario dal titolo THE LOCKDOWN – One Month in Wuhan – , in inglese e cinese, spiega benissimo cosa è accaduto a Wuhan nei giorni in cui il problema è nato e, soprattutto, la reazione della popolazione. I volti, le “maschere”, le lacrime e l’attitudine sono alcuni degli elementi che vi traspaiono. C’è tanto di imparare sulla cultura e modi di pensare “cinese”, in questi 30 minuti.

Passiamo dall’arte cinematografica a quella grafica.

È stato, ed è ancora,  un proliferare di poster e di messaggi quello che ha visto coinvolti tanti artisti e non, che hanno voluto cosi esprimere i loro sentimenti.

Qui di seguito, un’ampia galleria.

Una buona parte di questi lavori trova ispirazione da scatti fotografici reali, dai volti dei medici che stanno combattendo la battaglia in prima linea, dalle famiglie coinvolte.

Potremmo parlare di una sorta di Neo neo-realismo, se mi si passa il gioco di parole.

Come formatore, ho il piacere di sottolineare come anche nella nostra scuola, gli studenti dai 6 ai 18, anni hanno contribuito con alcuni lavori.

Arte come catarsi, in taluni casi. Ma, e questo non solo in taluni casi, direi sempre, Arte come messaggera di positività. I maliziosi la chiamano propaganda. Ma della Cina non si può scrivere o parlare senza viverla o, almeno, esplorarla.

Questo è uno dei motivi per cui la comunità italiana che vive, lavora e produce in Cina è molto indispettita da quanto legge sulla nostra stampa e da quanto sente dire dalla nostra “classe dirigente”. E questo, a dispetto di quanto di buono, invece, fa la diplomazia italiana qui in Cina, da Ambasciatore a Consoli, per fare passare il messaggio che l’Italia c’è e che l’amicizia tra popoli si solidifica soprattutto durante le crisi.

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